Le feste religiose sono state istituite per celebrare i grandi avvenimenti della Storia della Salvezza, nonché le meraviglie operate dal Signore nei suoi servi, i Santi, e per promuovere, incrementare, manifestare la fede con pubblica testimonianza.
Si deve riconoscere, tuttavia, che esse si riducono, spesso, a semplici manifestazioni culturali, disancorate da un’autentica adesione di fede. In realtà, queste singolari forme della religiosità popolare, germinate nel passato su un terreno saturo di fede, esprimono ancor oggi l’ineludibile sete di Dio da parte del popolo e sono meritevoli di una costante attenzione e di una premurosa cura della Chiesa.
Le feste che la tradizione cristiana ha conservato e tramandato fino ai nostri giorni contengono un patrimonio prezioso di valori che non vanno dissipati, ma rilanciati e rivitalizzati nel moderno contesto sociale e culturale con una adeguata opera di evangelizzazione.
Di qui il dovere di tutti gli operatori pastorali di svolgere una appropriata ed incisiva opera educativa che restituisca ai festeggiamenti religiosi il loro genuino carattere di vera, consapevole, sentita celebrazione dell’Opera Salvifica di Dio.
Per l’organizzazione delle feste religiose si richiede sempre l’autorizzazione dell’Ordinario diocesano.
In continuità con le direttive emanate dai miei predecessori, in particolare da E. Mons. Alfredo Vozzi (Lettera ai Parroci «La cura delle anime), Avvento 1974, pagg. 36-38), da S. E. Mons. Ferdinando Palatucci (Rivista Ecclesiastica, anno LVIII, n. 1, pagg. 27-32) e da S. E. Mons. Beniamino Depalma (Lettera ai Parroci del 4 marzo 1992) riconfermo e richiamo l’attenzione sulla necessità di ottemperare alle norme che qui di seguito vengono integrate, enucleate e ribadite.